La mostra milanese dedicata ai palchettisti del Teatro alla Scala è ancora off limits, ma ora il Museo Teatrale ce la porta in casa
Dato che non possiamo più andare a vedere la mostra, è la mostra che viene da noi. Il materiale raccolto per I palchi e i palchettisti del Teatro alla Scala (1778-1920), mostra inaugurata a Milano ai primi di novembre 2019 ma chiusa anzitempo a causa del Covid19, è infatti ora tutto disponibile on line. Permettendone così la consultazione da parte di tutti: frequentatori del teatro, appassionati di musica, semplici curiosi.
Il Museo Teatrale della Scala, nei cui spazi era ospitata, ne ha curato infatti una versione consultabile nel sito “Nei palchi della Scala – Cronologia dei proprietari dei palchi 1778 – 1920” che raccoglie i risultati della ricerca che sta alla base dell'evento, coordinata per il Teatro alla Scala da Franco Pulcini, e materialmente condotta da studenti e diplomati del Conservatorio Verdi di Milano. Giovani forze poste sotto il controllo scientifico di Pinuccia Carrer, Antonio Schilirò e di Massimo Gentili Tedeschi per conto della Biblioteca Braidense, che ha partecipato anch'essa al progetto.
Oggetto della ricerca e della mostra finale lo studio storico e sociale delle personalità e delle famiglie che si sono succedute nel possesso dei 155 palchi scaligeri, dalla erezione dell'edificio del Piermarini sino al passaggio alla pubblica disponibilità nel primo Novecento. La mostra che ne è scaturita è stata anch'essa affidata a Franco Pulcini, mentre l'allestimento è stato ideato da Pier Luigi Pizzi.
Nei palchi tutta la Milano che conta
Nel possesso di uno spazio privilegiato all'interno del teatro, si sono avvicendati per prime le più autorevoli famiglie aristocratiche e poi, con l'evolversi dei tempi, anche molti ricchi imprenditori. Tutti membri di quella élite cui urgevano quattro requisiti prestigiosi: il palco alla Scala, il palazzo in città, la villa in campagna, una vistosa tomba di famiglia al Monumentale.
Non mancava ovviamente la presenza di artisti, letterati, esponenti del mondo culturale, personalità politiche, amministratori pubblici, eminenze religiose, pronti a frequentare dei palchi del massimo teatro milanese come affittuari o semplici ospiti. Insomma, un flusso continuo di figure d'ogni genere, che hanno fatto del Teatro alla Scala il palcoscenico per eccellenza della vita mondana, culturale, sociale e talvolta anche politica di Milano.
Dato che all'opera si andava per ascoltare e vedere gli spettacoli, certo, ma anche per soddisfare la voglia di socialità. Trovando un luogo ideale per svagarsi, frequentare conoscenti ed amici, consolidare relazioni e tesserne di nuove e, perché no, spettegolare. E magari per tentare la fortuna giocando alla roulette o a baccarat nel ridotto.
Tutto in una mappa digitale
Dalla home page del sito si accede sia alla mappa digitale del Teatro alla Scala, sia agli approfondimenti. Si parte da una riproduzione grafica del teatro: cliccando su ogni palco si accede alla relativa scheda storica e alla cronologia dei 1325 palchettisti. Per ognuno di essi, un'ulteriore scheda specifica. Per evidenziare le trasformazioni sociali, abbiamo una serie di filtri a selezionare le caratteristiche sociali, di status o di genere dei proprietari. Si ottiene così un’immagine intrigante delle trasformazioni sociali del teatro e della città attraverso i decenni, anche incrociando i filtri con l'utile cronologia della storia scaligera.
Gli approfondimenti offrono invece dieci percorsi che completano la ricerca tramite cenni storici ed artistici: come la nascita del teatro e la sua architettura, l’arredamento dei palchi, la pratica del gioco d’azzardo ammessa fino alla costituzione dell’Ente Autonomo nel 1920.
Una bella pagina è dedicata alla cospicua presenza femminile tra i proprietari, un'altra ai semplici ospiti del palchettisti: molti protagonisti della vita culturale milanese, vedi Stendhal, Cesare Beccaria, Manzoni, Rossini, Verdi, la contessa Maffei, i fratelli Boito, furono assidui frequentatori dei palchi, pur senza mai possederne uno.